giovedì, Maggio 16, 2024

In Francia Uber Eats ha cacciato migliaia di rider stranieri

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L’ondata di disattivazioni agli account dei rider ha fatto infuriare i sindacati francesi, che ritengono che la decisione di Uber Eats sia legata al rallentamento della crescita aziendale. “La decisione è stata presa senza informare i lavoratori – dice Fabian Tosolini, delegato di Union Indépendants, che rappresentano i lavoratori autonomi in Francia ma che non sono stati coinvolti nella protesta del 12 settembre –. Si sono svegliati e hanno scoperto di non potersi connettere all’app. Non avevano più un’entrata“.

Questa è stata anche l’esperienza di Bassekou Cissoko, il cui account su Uber Eats è stato disattivato il 28 luglio 2022. Il rider si era iscritto alla piattaforma nel 2019, utilizzando la carta d’identità italiana di un’altra persona. Dopo due settimane di verifiche, spiega, Uber ha approvato la sua candidatura. Per i tre anni successivi, Cissoko racconta di aver lavorato 98 ore a settimana effettuando consegne per la piattaforma: “Durante il Covid, quando erano tutti in isolamento per proteggersi dalla malattia, abbiamo dato la nostra vita a Uber e ai clienti“, dice.

Molti dei rider che hanno visto i propri account disattivarsi hanno carte d’identità italiane, che non possono essere utilizzate per lavorare fuori dall’Italia, riporta Thomas Aonzo, presidente di Union Indépendants, che sottolinea però come dal 2018 Uber Eats permettesse ai corrieri di utilizzare il documento per creare un profilo. Le carte d’identità italiane sono comuni tra i richiedenti asilo che si trovano in Europa, come le persone che sono entrate nel continente attraversando il breve tratto di Mediterraneo che separa il Nord Africa dal nostro paese.

I precedenti

La protesta in Francia evidenzia il rapporto difficile di Uber Eats con i lavoratori irregolari. Le app per le consegne, spesso facili da usare e disponibili in più lingue, rappresentano un’occasione invitante per chi si trova in un nuovo paese in cerca lavoro, afferma Moritz Altenried, ricercatore che si occupa di lavoro digitale all’Università Humboldt di Berlino. “Anche le piattaforme [hanno, nda] bisogno di questa forza lavoro, altrimenti farebbero fatica a trovare persone disposte a lavorare in determinate condizioni“.

Non è la prima volta che Uber Eats viene accusata di sfruttare una forza lavoro con le spalle al muro. Nel 2020, Uber Italia era finita in amministrazione giudiziaria dopo che un’indagine sul caporalato aveva scoperto che Uber Eats sfruttava lavoratori immigrati vulnerabili. La supervisione dell’azienda era stata affidata a un commissario nominato dal tribunale, e nell’ambito della stessa indagine Uber Eats era stata accusata di aver dato il via a una “valanga incontrollata di assunzioni” durante la pandemia.

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