lunedì, Aprile 29, 2024

G7, le università chiedono libertà di movimento per chi studia

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Le università leader nel mondo chiedono ai paesi del G7 di “eliminare le barriere” che frenano l’accesso agli studi accademici, attraverso la rimozione di “qualsiasi ostacolo che gli studenti meritevoli possano incontrare nel perseguire un percorso educativo”. La violazione del diritto allo studio “è un problema particolarmente pressante per rifugiati, studenti e ricercatori la cui libertà personale e accademica è a rischio nei paesi d’origine”. A suonare la sveglia ai governi è la U7+, l’alleanza di oltre 50 università in cinque continenti che propongono azioni per affrontare le sfide globali. In occasione del G7 a guida italiana, le U7+ si sono incontrate a Milano in Bocconi.

“Il mondo ha bisogno di università che risolvano le sfide più immediate, ma che lavorino al contempo a beneficio delle generazioni future – ha detto Francesco Billari, padrone di casa e rettore dell’università Bocconi -. Una strategia concreta che possiamo adottare è lavorare con i Paesi del G7 per sostenere la facilità di mobilità di studenti e studiosi, riducendo l’onere dei visti e assicurando che i rifugiati in fuga da persecuzioni e violenze possano condividere il coinvolgimento in termini di didattica, ricerca e comunità che le università offrono”.

Il cuore della dichiarazione, già presentata alla ministra italiana dell’Università, Anna Maria Bernini, è tutta in un dato: “Secondo le stime dell’Unhcr [l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, ndr], oggi solo il 5% dei rifugiati può accedere all’istruzione universitaria e i problemi legati ai visti rappresentano un ostacolo importante”. Per questo l’alleanza U7+ si impegna contro “questa specifica iniquità”, chiedendo sostegno agli organismi nazionali e multilaterali per facilitare la mobilità studentesca.

Le università riconoscono “ostacoli” e “disuguaglianze”, ma si impegnano a sostenere gli individui di talento provenienti dalle comunità locali e anche da tutto il mondo per dare loro l’opportunità di crescere e prosperare”. Sotto esame finiscono anche “i criteri di ammissione”, con la rassicurazione di fornire “fondi e servizi al maggior numero possibile di studenti bisognosi per aiutarli ad avere successo”.

Nella dichiarazione si legge che gli atenei credono “che il sostegno allo sviluppo continuo di un settore dell’istruzione superiore forte, che fornisca un accesso equo a un’istruzione di qualità, debba essere fatto in collaborazione con i governi”. Necessaria la collaborazione con i governi, con l’obiettivo di “trasformare le vite individuali, guidare la crescita economica e lo sviluppo globale e, in ultima analisi, fornire opportunità alle comunità di tutto il mondo per raggiungere il benessere e la prosperità”.

Potenza computazionale per AI non profit

Il momento di agire è ora, sottolinea Caroly Neton, director Global Engagement dell’università di Cape Town (Sudafrica). “Non c’è mai stato nella storia un momento in cui fosse così importante aumentare l’accesso universitario nel mondo: noi vogliamo favorire la circolazione delle menti – chiarisce – e non la fuga dei cervelli”. Gli atenei, sottolinea, “preparano i leader di domani e formano i protagonisti della prossima rivoluzione industriale: con l’accesso allo studio è in gioco la prosperità e lo sviluppo della società, soprattutto se guardiamo alle incredibili potenzialità dell’intelligenza artificiale”.

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