giovedì, Maggio 16, 2024

Riflessione e azione, i due comandamenti di House of Progress al Fuorisalone

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Rincara la dose Stefano Boeri raccontando dalla sua posizione di docente e imprenditore di una generazione di ragazzi “non più disposti ad accettare futuri superficiali raccontati in modo generico”. Un’esperienza diretta dell’architetto a capo di un laboratorio di 12 promettenti under 35 per progettare una visione di Roma 2050. Un modo come dice lui di rallentare, alzare la testa per guardare come sarà l’orizzonte aldilà di scadenze elettorali per raccontare un futuro che tenga conto delle disuguaglianze a favore dell’integrazione e dell’accessibilità. “Sono consapevoli che saranno la prima generazione che cambia radicalmente la prospettiva sul cambiamento climatico, oppure saranno le vittime della nostra pigrizia.” Un cambiamento inevitabile, ricorda Fabrizio Longo, che riguarda soprattutto la mobilità: “Stiamo parlando di una transizione industriale molto simile all’aspetto di una rivoluzione industriale il cui tema non è se arriverà, ma quando arriverà.” Una discussione da stadio che sta portando inevitabilmente a una perdita di velocità: uno dei pochi casi in cui lo slow può davvero far male. “Le disuguaglianze sono verissime: se l’elettrico non diventa appannaggio di tutti ma solo per happy few, non abbiamo risolto nulla.” Però tutte le tecnologie hanno avuto quel momento di maturità e di crescita della loro traiettoria in cui si sono rivelate poi a più persone.

Un senso di responsabilità necessario condiviso anche da Claudia Parzani che suggerisce alle realtà industriali molto fortunate di reinvestire una parte dei proventi nel rendere più a misura di persona le realtà in cui operano a favore della collettività e degli stessi lavoratori. “Dovrebbero essere queste realtà a insegnare più di altre imprese a come stare vicino all’individuo perché non sono solo i suoi dipendenti, sono i suoi clienti, sono tutte le generazioni di cui abbiamo parlato in questo talk”, chiude Parzani. Un tema che Boeri allarga alle aspettative di vita diverse all’interno della stessa città. “Le città devono abituarsi a essere città per tutti, quindi le fragilità non sono più una questione che riguarda le minoranze generazionali, sociali, ma sono una condizione che noi dobbiamo cercare di studiare per migliorare la vita di tutti: questa è la vera grande sfida delle città del futuro.” Un futuro che secondo Longo deve avere le radici nel passato, per certi aspetti il capitale di credibilità e di reputazione di una realtà. ”Nel tuo passato c’è comunque quello che hai seminato. Viverlo non solo ti protegge, ma ti rafforza, perché anche il passato peggiore, se affrontato bene, può essere la forza di rilancio più importante” conclude la serata il direttore di Audi Italia.

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