lunedì, Aprile 29, 2024

Buco nero stellare, scoperto il più grande della Via Lattea

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L’hanno chiamato Gaia-BH3 ed è il più grande buco nero di massa stellare mai scoperto nella Via Lattea. Con una massa pari a 33 volte quella del nostro Sole, è surclassato solo dal buco nero supermassiccio al centro della galassia e da quelli formatisi dall’unione di più buchi neri. A circa 2mila anni luce di distanza, Gaia-BH3 è anche il secondo buco nero più vicino alla Terra mai scoperto.

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Tradito da una stella

Come rende noto l’European Southern Observatory (Eso), il nuovo buco nero è dormiente: non sta divorando nulla, quindi non è possibile apprezzare il bagliore del materiale caldo del suo disco di accrescimento. BH3 pertanto è stato individuato osservando attraverso gli occhi del telescopio spaziale Gaia lo strano moto “oscillante” di una stella che sembra orbitare attorno a una porzione di cielo vuota.

“Nessuno si aspettava di trovare un buco nero di massa elevata nascosto nelle vicinanze, finora non rilevato”, afferma Pasquale Panuzzo, membro della collaborazione Gaia e astronomo dell’Osservatorio di Parigi, parte del Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (CNRS). Questo è il tipo di scoperta che si fa una sola volta nella propria carriera“.

Una stella insolita

La stella che ha tradito la presenza di BH3 è a sua volta strana nel panorama della nostra galassia. Sembra composta quasi del tutto da idrogeno ed elio, mentre la maggior parte delle stelle contiene anche elementi più pesanti – quelli che risiedevano nel cuore di stelle massicce e che sono stati sparpagliati nello Spazio dall’esplosione di supernovae. Il fatto che la stella compagna di BH3 abbia concentrazioni di elementi pesanti molto basse potrebbe significare che sia molto antica e che dunque anche l’enorme stella che morendo ha dato origine a BH3 lo fosse.

Un buco nero colossale

Una stella povera di metalli (così sono chiamate le stelle che contengono pochi elementi pesanti) potrebbe essersi evoluta in modo diverso rispetto a quanto avviene per le stelle massicce che conosciamo: l’ipotesi è che perdano meno massa nel corso della propria esistenza, mantenendo quindi più materiale capace, al momento del collasso della stella, di dare origine a un buco nero di dimensioni colossali come quelle di BH3.

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